ETF Attivi: la nuova frontiera degli investimenti
- InsurFin Lab

- 18 ago
- Tempo di lettura: 4 min

Negli ultimi vent’anni gli ETF hanno rivoluzionato il modo di investire, offrendo strumenti semplici, trasparenti e a basso costo. Ma negli ultimi anni è nata una nuova generazione: gli ETF Attivi. Una formula che unisce il meglio dei due mondi – l’efficienza degli ETF e l’esperienza dei gestori professionisti – per provare a superare i limiti della gestione passiva.
Dietro ogni titolo c’è un’azienda. Scoprire cosa fa è la chiave per capire se è un buon investimento. - Peter Lynch, storico gestore del Fidelity Magellan Fund
Gli ETF attivi si muovono esattamente in questa direzione: non si limitano a copiare un indice, ma provano a scegliere attivamente dove mettere i soldi degli investitori.
Cosa sono gli ETF Attivi
Un ETF tradizionale replica passivamente un indice, come l’S&P 500 o l’MSCI World. Il gestore non decide quali titoli comprare: li replica tutti secondo le regole dell’indice.
Un ETF attivo invece ha dietro un team di gestori che seleziona titoli, settori o strategie. La differenza è sostanziale:
L’ETF passivo segue il mercato.
L’ETF attivo prova a batterlo.
Dal punto di vista tecnico, restano strumenti quotati in Borsa, scambiabili in tempo reale e con una struttura fiscale spesso più efficiente di un fondo comune tradizionale. La vera novità è la gestione dinamica.
Una nascita recente
Gli ETF attivi sono un fenomeno molto recente. Il primo ETF attivo approvato risale al 2008 negli Stati Uniti, ma è solo negli ultimi cinque anni che hanno conosciuto un vero boom, grazie a emittenti come ARK Invest di Cathie Wood, che hanno puntato sull’innovazione tecnologica e settori emergenti.
In Europa, il fenomeno è ancora agli inizi, ma grandi case come J.P. Morgan, Fidelity e Franklin Templeton stanno lanciando prodotti attivi anche sul mercato UCITS.
Questa “giovinezza” rappresenta un’opportunità e al tempo stesso un rischio: il mercato deve ancora dimostrare se davvero gli ETF attivi sapranno mantenere le promesse.
Come funzionano e come vengono gestiti
Dietro un ETF attivo c’è sempre un gestore o un team di gestori. Il loro compito è duplice:
Selezionare i titoli più promettenti, spesso con approccio tematico (tecnologia, green economy, healthcare, ecc.).
Adottare strategie di difesa in momenti di volatilità, alleggerendo o cambiando esposizioni.
A differenza dei fondi comuni, però, gli ETF attivi devono rispettare standard di trasparenza e liquidità tipici degli ETF. In molti casi pubblicano regolarmente la composizione del portafoglio, permettendo all’investitore di sapere cosa sta comprando.
Un esempio è l’ARK Innovation ETF (ARKK), che rende pubbliche quotidianamente le proprie posizioni, mostrando decisioni di investimento anche molto coraggiose su aziende emergenti come Tesla, Roku o Zoom.
Un confronto: ETF Standard, Smart Beta e Attivi
Per capire meglio dove si collocano gli ETF attivi, è utile fare un passo indietro e guardare al quadro completo delle principali tipologie di ETF disponibili oggi:
ETF Standard (passivi)
Sono i più diffusi. Replicano un indice in modo fedele, senza tentare di batterlo. Sono la scelta ideale per chi cerca costi minimi e diversificazione.
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ETF Smart Beta
Rappresentano un’evoluzione della gestione passiva. Replicano un indice, ma con regole diverse dalla semplice capitalizzazione di mercato: ad esempio dando più peso ai titoli “value”, alla bassa volatilità o ai dividendi. Sono una via di mezzo tra passivo e attivo.
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ETF Attivi
La nuova frontiera: affidano a gestori umani la scelta dei titoli e delle strategie, pur mantenendo la forma quotata e flessibile degli ETF. Non si limitano a seguire regole predeterminate, ma prendono decisioni dinamiche.
Questa distinzione è fondamentale: il mercato ETF non è più fatto solo di strumenti passivi, ma offre un ventaglio di opzioni che copre l’intero spettro tra puro indice e gestione professionale attiva.
Perché potrebbero fare bene
Gli ETF attivi potrebbero rappresentare una svolta per tre motivi principali:
Efficienza dei costi: rispetto ai fondi comuni attivi, hanno in media commissioni più basse, pur offrendo gestione professionale.
Flessibilità: non sono vincolati a un indice e possono muoversi più rapidamente per cogliere opportunità.
Accessibilità: restano quotati in Borsa, quindi possono essere acquistati e venduti in tempo reale da qualsiasi investitore.
In un mondo dove gli indici sono dominati da pochi giganti (le cosiddette “Magnificent Seven”), la gestione attiva può essere un antidoto al rischio di concentrazione e un modo per puntare su storie emergenti non ancora incluse negli indici.
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Gli ETF attivi potrebbero essere proprio quel modo per alcuni investitori: un compromesso tra il lasciar correre il mercato e l’affidarsi a un gestore esperto.
I rischi da non sottovalutare
Naturalmente non è tutto oro quello che luccica. Gli ETF attivi portano con sé anche dei rischi:
Non garantiscono la sovraperformance: come i fondi comuni, possono fare peggio del mercato.
Costi superiori agli ETF passivi: pur restando più bassi dei fondi, le commissioni riducono il rendimento atteso.
Track record limitato: essendo nati da poco, non hanno ancora mostrato performance su orizzonti lunghi e in diverse fasi di mercato.
L’investitore deve quindi valutare con attenzione: conviene affidarsi a un gestore attraverso un ETF attivo, o restare sul passivo a costi minimi?
Il futuro degli ETF Attivi
Il trend globale sembra chiaro: nei prossimi anni gli ETF attivi cresceranno. Negli Stati Uniti, già nel 2024 rappresentavano oltre il 10% delle nuove emissioni ETF, con flussi in costante aumento. In Europa, il mercato è più prudente, ma i segnali di interesse sono evidenti, soprattutto nel segmento obbligazionario e sostenibile.
Potremmo assistere a una nuova fase della finanza:
Gli ETF passivi continueranno a rappresentare lo “zoccolo duro” degli investitori.
Gli ETF smart beta offriranno strategie alternative di replica intelligente.
Gli ETF attivi si ritaglieranno uno spazio per chi cerca un extra rendimento e vuole diversificare dal semplice “copiare un indice”.
Conclusione
Gli ETF attivi sono ancora giovani, ma rappresentano una scommessa interessante: un mix tra la disciplina degli ETF e l’intuito dei gestori. Potrebbero essere il prossimo capitolo nella storia della democratizzazione degli investimenti
L’investitore intelligente è un realista che vende agli ottimisti e compra ai pessimisti - Benjamin Graham, padre del value investing
Forse, gli ETF attivi saranno proprio lo strumento per permettere anche ai piccoli investitori di applicare questa filosofia in modo semplice ed efficiente.
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